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SKBF-CSRE Bildungsbericht 2010 IT

20 Livello terziario Management Summary skbf | csre Centro svizzero di coordinamento della ricerca educativa scala internazionale, perché le definizioni della formazione terziaria e delle sue istituzioni hanno forti connotazioni nazionali, tanto che alcuni paesi includono nella percentuale degli accademici anche una laurea universitaria biennale. Dopo la maturità liceale, circa il 90% dei neodiplomati prosegue gli stu­ di, tre quarti di loro in un’università o in uno dei due politecnici federali. Il limitato accesso alle università, imputabile a una percentuale di maturità li­ ceali relativamente basso nel paragone internazionale, è collegato anche alla qualità della formazione presso gli atenei elvetici. In Svizzera il sistema uni­ versitario ha il vantaggio di potersi dedicare al segmento delle matricole più capaci, mentre in molti altri paesi deve formare una popolazione studente­ sca dai presupposti più svariati. Non a caso le maggiori università svizzere si annoverano tra le migliori del mondo, mentre addirittura negli Stati Uniti, che pur contano il più grande numero di atenei prestigiosi, la maggior parte degli studenti frequenta università che non figurano in nessuna classifica. In Svizzera oltre il 70% degli studenti frequenta una delle 200 migliori univer­ sità secondo il ranking di Shanghai, mentre negli USA o in Germania questa percentuale scende al 20% degli studenti. I costi annui per studente variano sensibilmente in funzione dell’indiriz­ zo di studio (tra 9690 e 39970 franchi). Una parte di questa disparità è dovuta ai diversi requisiti delle materie insegnate e delle infrastrutture, ma una grossa parte è imputabile al rapporto docenti/studenti. Le facoltà possono essere suddivise in due gruppi: quel­ le con un elevato rapporto docenti/studenti ed alti costi (come farmacia e scienze esatte) e quelle con un rapporto docenti/studenti inferiore e bassi costi (come ad esempio giurisprudenza e scienze economiche). Sebbene dal rapporto docenti/studenti non si possa desumere direttamente l’efficienza o inefficienza di una formazione, è difficile trovare una spiegazione per que­ ste disparità, che sembrano piuttosto indicare o un rapporto insufficiente in alcune facoltà o un potenziale di risparmio in altre. Le scuole universitarie professionali non sono solo la continuazione logi­ ca della formazione professionale nel livello terziario, ma rispecchiano anche la forte differenziazione sociale che in Svizzera ha origine già al momento della scelta della formazione nel grado secondario II. Mentre i ragazzi prove­ nienti da famiglie accademiche tendono a scegliere la carriera liceale e prose­ guire poi gli studi in un’università, le scuole universitarie professionali sono l’opzione scelta piuttosto da figli di genitori non accademici. In questo senso le scuole universitarie professionali contribuiscono a una maggiore mobili­ tà sociale rispetto a quanto si osservi in paesi con un sistema terziario im­ prontato sulle università in senso stretto. Considerato che i diplomati delle scuole universitarie professionali svizzere non si trovano poi svantaggiati sul mercato del lavoro rispetto ai laureati universitari, l’opzione della scuola universitaria professionale concorre anche a una maggiore mobilità interge­ nerazionale in termini economici. Le matricole delle scuole universitarie professionali sono tuttavia un gruppo estremamente eterogeneo. Sebbene la via di accesso standard a una SUP sia il tirocinio con maturità professionale, nel 2008 solo il 40% dei nuo­ vi iscritti disponeva di questo titolo di studio. Nelle materie tradizionali del­ le ex scuole superiori dei tecnici o delle scuole superiori di economia con­ tinua a prevalere la maturità professionale come titolo di ammissione. Nei nuovi indirizzi come musica, sanità o lavoro sociale, fino al 90% degli stu­ denti si iscrive con un altro titolo di studio (spesso la maturità liceale).

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